DL RISTORI BIS, OGGI LA FIRMA

> VAI A TUTTE LE NEWS
06/11
2020

GUALTIERIApproda oggi in Consiglio dei ministri il decreto ristori bis che stanzierà nuovi aiuti per commercianti, ristoratori, partite Iva, modulandoli in base alla geografia delle restrizioni previste dal nuovo Dpcm. Indennizzi che, nel caso dei bar e ristoranti che saranno costretti a chiudere nelle zone rosse, potrebbero arrivare al 200% dei rimborsi già erogati con il dl Rilancio. Saranno inoltre rifinanziati i congedi parentali per chi ha i figli a casa in quarantena o per la scuola chiusa e non può ricorrere allo smart working, e il bonus asili nido.

Il complicato meccanismo di rimborsi che il governo sta costruendo segue due binari. Da un lato, estendere i ristori ai settori che saranno colpiti dalle nuove misure restrittive a livello nazionale, come ad esempio i centri commerciali che dovranno chiudere nel weekend o i musei, ma anche a tutti quei comparti che sono rimasti tagliati fuori dagli aiuti come i bus turistici, gli ambulanti, il settore del wedding o le pizzerie e le rosticcerie, penalizzate dal coprifuoco che scatterà alle 22. Dall'altro, integrare gli indennizzi per le attività che hanno già ricevuto i ristori e che saranno ulteriormente colpite dalle restrizioni come bar e ristoranti, già costretti a chiudere alle 18, e che devono fermare del tutto l'attività nelle zone rosse. L'impianto dovrebbe essere quello già previsto: contributi a fondo perduto, parametrati a quelli di primavera, con bonifico automatico per chi li ha già ricevuti e, dietro presentazione di domanda, quindi con tempi più lunghi, per i nuovi beneficiari; la cancellazione della seconda rata Imu, gli sgravi sugli affitti per tre mesi e la sospensione dei versamenti contributivi.

Il nodo resta quello delle risorse. Con il primo decreto ristori, approvato dal Consiglio dei ministri il 27 ottobre, il deficit è salito al 10,7%, dal 10,5% indicato nel Documento programmatico di bilancio, rimanendo sotto il tetto fissato del 10,8% fissato dalla Nadef. Il margine da qui alla fine dell'anno è quindi dello 0,1%, circa 1,7 miliardi che saranno utilizzati, insieme ad altri risparmi di cassa, per creare un fondo da circa 2 miliardi da cui attingere, di volta in volta, per gli indennizzi, anche in base all'evoluzione della pandemia che potrebbe portare a nuove chiusure. C'è poi il fondo da 4 miliardi stanziato con la Legge di bilancio, varata salvo intese ma non ancora approdata alle Camere. Il Cdm di oggi potrebbe essere un'occasione per una seconda lettura anche se al momento appare complicato riuscire a chiudere il testo della manovra in tempo utile. Il governo, come ha annunciato il premier Giuseppe Conte, è comunque pronto a tornare in Parlamento per richiedere un nuovo scostamento di bilancio.

Confcommercio: "Vietato sbagliare, a rischio la tenuta sociale"

"Sbagliare oggi è letale, è l'ultima possibilità che abbiamo, corriamo un pericolo serio per la sicurezza e la tenuta sociale". Così Enrico Postacchini membro della giunta Confcommercio, in audizione sul dl Ristori davanti alle commissioni Bilancio e Finanze al Senato.
"Se dobbiamo convivere con il virus come si era detto nei mesi scorsi - ha osservato Postacchini - le fasi 2 e 3 avrebbero dovuto presupporre appunto di convivere con il virus, non di morire con il virus e quindi bisognava organizzare la società secondo la nuova crisi senza il bisogno di chiudere attività per evitare gli assembramenti". Postacchini, ha lamentato le "inefficienze" che "hanno colpito le attività marginali, ultimo anello distribuzione che non sono colpevoli di questa situazione e si trascinano dietro tutta la filiera".

Secondo il rappresentante di Confcommercio, "corriamo un pericolo serio per la sicurezza e la tenuta sociale. E' evidente che se non arrivano ristori immediati, chi ha chiuso il 28 ottobre non potrà riaprire". "Bisogna trovare nuove regole - ha concluso Postacchini - salvaguardare l'economia e il lavoro ma non possiamo fermare il mondo perché la stragrande maggioranza delle persone gode di ottima salute e deve continuare a lavorare e garantire vitalità all'economia". 

"Oggi quello che siamo ad elencare come necessari e ulteriori ristori non fa che ripetere quello che dicemmo nella scorsa primavera, che ritorna di stretta attualità". Postacchini rinnova la richiesta di "ulteriori moratorie e azzeramento di interessi sugli avvisi anche bonari, rinvio del 770, credito di imposta sugli affitti e ristori a fondo perduto perché le aziende chiuse devono ottemperare a impegni presi. Si tratta di salvare il salvabile".

 Fipe: "Le imprese non sostengono più il peso degli affitti"

"La situazione è drammatica, il settore è di fronte alla peggiore crisi dal secondo dopo guerra, una crisi che avrà conseguenze strutturali sul sistema di imprese che abbiamo l'onore di rappresentare e il 2020 si chiuderà con una perdita cumulata pari a 26 miliardi di euro che corrisponde al 27% del totale del settore". Lo ha detto la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), in audizione in Senato sul decreto ristori.

Secondo la Fipe, "il Dpcm che entra in vigore domani, da una prima valutazione, comporterà ulteriori perdite per almeno 1,6 miliardi di euro nel solo mese di novembre, con la sospensione dell'attività di almeno 90.000 imprese e oltre 300.000 lavoratori forzatamente a riposo". "Oggi non abbiamo remore a dire - ha proseguito la Fipe - che gli imprenditori di questo settore non sono in grado di sostenere i costi degli affitti, che sono balzati dal 10% al 30% come incidenza del fatturato. O si interviene con una misura "ad hoc", o i tribunali, che stanno emettendo le prime ordinanze, sono destinati ad ingolfarsi di contenziosi".  "L'art. 8 del provvedimento ha esteso il beneficio del credito di imposta per ulteriori tre mesi, ottobre, novembre dicembre, sulle locazioni o gli affitti di ramo di azienda del nostro settore. Pur apprezzando la misura - ha osservato ancora la Fipe - spiace segnalare come il credito di imposta, sulla carta cedibile al sistema bancario, sia di fatto incedibile. Diversi nostri associati ci segnalano come le banche non hanno sin qui manifestato disponibilità ad acquisire il credito facendo venire meno l'efficacia della misura prevista dal legislatore".